Ci sono luoghi che raccontano il tempo senza bisogno di parole. Sull’Alto Lago di Como, la “strada delle tre pievi” è uno di questi: un itinerario silenzioso che unisce fede, arte e natura, seguendo il filo sottile che collega tre chiese antiche — la Pieve di Gravedona, quella di Dongo e quella di Sorico — nate secoli fa per custodire le comunità sparse lungo le rive del lago. Oggi, percorrerla è un viaggio che intreccia la bellezza del paesaggio con la memoria di chi, da queste rive, ha costruito la propria identità.
Le tre pievi nascono in un tempo in cui il lago non era ancora meta turistica, ma via di comunicazione e di scambio. Intorno all’anno Mille, quando i villaggi erano isolati tra loro, le pievi erano punti di riferimento spirituale e sociale: luoghi dove ci si riuniva, si battezzavano i bambini, si discutevano le questioni del borgo. Ogni pieve aveva il proprio territorio di competenza e il suo campanile che, come un faro, guidava i viandanti che arrivavano dal lago o dai sentieri di montagna.
La Pieve di Santa Maria del Tiglio a Gravedona è la più celebre, un capolavoro di architettura romanica costruito tra XI e XII secolo. Sorge a pochi passi dall’acqua, con le sue pietre bianche e grigie che riflettono la luce del lago. All’interno custodisce affreschi e mosaici che parlano di un’epoca in cui l’arte era preghiera e racconto. Il suo battistero, dalle forme armoniose e severe, conserva ancora l’aura solenne dei riti antichi. Entrare in Santa Maria del Tiglio significa attraversare il tempo: la penombra, il profumo di pietra e incenso, il silenzio interrotto solo dal canto del vento tra le travi.
Proseguendo verso Sud, si incontra la Pieve di Santo Stefano a Dongo. Qui la pietra lascia spazio al colore: l’interno è un’esplosione di affreschi e decorazioni barocche che raccontano l’evoluzione della fede nei secoli. Anche questa chiesa ha una posizione che domina il lago, quasi a voler proteggere chi attraversa il paese. A differenza della sobrietà romanica di Gravedona, Santo Stefano rappresenta la ricchezza del culto rinascimentale e barocco, quando l’arte sacra era anche un modo per esprimere la forza e la dignità di una comunità.
Infine, la Pieve di Sorico, dedicata a San Vincenzo, chiude il percorso verso Nord. È la più discreta delle tre, immersa nel verde e nel silenzio, lontana dal traffico e dalle rotte turistiche. Le sue mura raccontano secoli di passaggi: pellegrini, contadini, pastori e barcaioli si fermavano qui per un momento di preghiera o per chiedere protezione prima di affrontare il viaggio lungo il lago o i valichi alpini verso la Valtellina. Il panorama che si apre da qui è tra i più suggestivi: la foce dell’Adda, le montagne che si riflettono nell’acqua, e quel senso di pace che sembra appartenere solo ai luoghi rimasti fuori dal tempo.
Camminare lungo la strada delle tre pievi non è solo un itinerario artistico, ma un’esperienza interiore. Ogni tratto del percorso, ogni borgo attraversato, racconta la continuità tra la fede e la vita quotidiana. A Gravedona, la pieve si affaccia sulle barche dei pescatori; a Dongo, il sagrato è un punto d’incontro per chi scende dal mercato; a Sorico, il silenzio del prato intorno alla chiesa è rotto solo dal canto degli uccelli e dal rumore dell’acqua.
Oggi questo itinerario viene riscoperto non solo come percorso religioso, ma anche come patrimonio culturale e naturalistico. Associazioni e comuni locali stanno valorizzando i sentieri e le connessioni storiche tra i tre borghi, creando una rete di cammini che unisce turismo lento, escursionismo e spiritualità. In bicicletta, a piedi o anche solo in auto, la strada delle tre pievi offre la possibilità di attraversare uno dei tratti più autentici dell’Alto Lago, dove ogni curva apre una finestra diversa: l’azzurro del lago, i boschi di castagni, i muretti a secco, le facciate in pietra delle case.
Ma ciò che rende questo viaggio unico è la sensazione di continuità. Le pievi non sono solo testimonianze del passato: sono punti vivi di un presente che ha scelto di restare legato alla sua storia. Ancora oggi vi si celebrano messe, battesimi e matrimoni. Alcune sono state restaurate, altre conservano il fascino delle pietre antiche e delle pareti segnate dal tempo. Entrarvi significa riconoscersi parte di una tradizione che non ha bisogno di spiegazioni.
La strada delle tre pievi è, in fondo, un invito a rallentare. A guardare il paesaggio come lo vedevano i primi abitanti di queste valli: con rispetto, con stupore, con gratitudine. Ogni passo tra Gravedona, Dongo e Sorico è un frammento di una stessa narrazione — quella di un territorio che ha fatto della fede e della bellezza la sua lingua più profonda.
E quando al tramonto il lago si colora di oro e i campanili delle tre pievi si accendono di luce, sembra quasi di sentire un dialogo antico che attraversa l’acqua e le montagne. È la voce del Lario che ricorda, a chi sa ascoltare, che la vera bellezza nasce sempre dall’incontro tra l’uomo, la natura e il tempo.